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Gli anni compresi tra il 1957 e il 1969 e ancora, quelli che vanno dal 1978 al 1988, in Alto Adige vengono ricordati come gli anni delle bombe. Il secondo dopoguerra, infatti, fu segnato, in quella regione, da uno scontro esasperato a tal punto da causare una forte ondata di violenza. Al termine della Seconda guerra mondiale, il governo austriaco e quello italiano, assieme alle Potenze vincitrici, si ritrovarono a dover regolare la questione dei confini: la Grande guerra, infatti, aveva lasciato in eredità un territorio abitato in prevalenza da persone appartenenti, per lingua e cultura, al mondo tedesco, che neppure i vent'anni di dittatura fascista erano riusciti ad azzerare. Una minoranza che, in quella parte del Paese rappresentava una maggioranza preponderante: questa l'eredità che il governo di Roma si trovò a dover gestire una volta deposte le armi. Il grande lavoro diplomatico, che portò all'Accordo Degasperi-Gruber, vide schierate due posizioni diametralmente opposte: quella italiana, che mirava al mantenimento dei confini, e quella austriaca che sperava in un ritorno, del Sudtirolo o almeno di una parte di esso, al proprio territorio.